Treviglio: studenti schedati e operai licenziati

Venerdì 17 maggio alla SAME veniva indetto uno sciopero di tre ore in risposta al licenziamento di un operaio, che fuori dall’orario di lavoro era stato pedinato da un investigatore dell’azienda. Lo stesso giorno, verso le 14, in un parchetto pubblico di Treviglio, la polizia interrompeva un’assemblea organizzata dagli studenti sui problemi della scuola e della formazione per identificare tutti i partecipanti e avere la certezza di non farsene sfuggire nessuno.

Che un operaio possa vivere periodi di vita difficili lo sanno tutti. La posta in gioco non è personale e non è legata al fatto specifico. Non bastano la precarizzazione del lavoro, lo smantellamento del welfare e la sorveglianza in azienda ai danni di

chi, per anni, ha contribuito a produrre la ricchezza del paese, e cioè operai e lavoratori salariati, c’è anche il pedinamento. Tutto questo non fa che confermare il

fatto che i padroni richiedono manodopera disciplinata e che, per loro, siamo merce forza-lavoro da scartare se non ritenuta adeguata alla produttività richiesta. All’interno dei meri calcoli del bilancio aziendale siamo identificati come costi.

Evidentemente, anche per gli studenti si prospetta un futuro nel mercato del lavoro che segue queste logiche. L’intervento della polizia ha come scopo immediato quello di schedare tutte le persone che si stanno organizzando e soprattutto quello di abituare gli studenti e i giovani fin da subito, attraverso l’intimidazione, ad essere controllati e disciplinati sul posto di lavoro.
Questo per imporre loro:

1) lo smantellamento delle conquiste ottenute negli anni da lavoratori e studenti con la lotta
2) l’inasprimento della concorrenza tra questi in nome della produttività,
3) la repressione di qualsiasi attività che metta concretamente in discussione i primi due.

Le misure repressive di q

uesti giorni fanno il paio e ci restituiscono uno scenario nel quale chi si ribella oppure cerca semplicemente di salvaguardarsi dalle logiche e dai ritmi imposti dal capitalismo viene represso, sul posto di lavoro come nelle scuole.

Gli operai della SAME hanno già risposto con uno sciopero e anche gli studenti non si faranno intimidire da questi biechi stratagemmi. Solo uniti si potranno sovvertire queste logiche e costruire una nuova società.

ORGANIZZARSI INSIEME SI PUÒ,
CONTRO I LICENZIAMENTI DEI PADRONI, CONTRO LA REPRESSIONE NELLE SCUOLE

E se fossimo noi a pedinare i dirigenti?!
A fare i blitz nei Consigli d’Amministrazione e nei parlamenti?!

Collettivo tana libera tutti

 

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