DAL 25 APRILE AL 1° MAGGIO C’É UNA SETTIMANA: NEL MONDO IL FUOCO COVA SOTTO LA CENERE

Dopo circa due mesi di restrizioni in un paese in cui i profitti dei privati non guardano in faccia nemmeno alla morte, siamo arrivati al 25 aprile. Come abbiamo sempre detto e fatto, non vogliamo lasciare che la celebrazione sia affidata solo alle mani insanguinate delle istituzioni, che oltre ad aver smantellato la sanità pubblica ed averla venduta al mercato, hanno portato avanti politiche contro i lavoratori mettendoli nella mortale condizione di dover scegliere tra il lavoro e la salute. Da quando la pandemia ha colpito il paese, siamo chiusi in casa, via via minacciati di sanzioni sempre più pesanti, mentre sembra che l’unica cosa che debba essere preservata, a qualsiasi costo umano, sia il modello economico.

 

Per far fronte all’emergenza i più fondamentali servizi pubblici, smantellati dalle politiche di questi anni, sono stati caricati sulle spalle di molti di noi, tra il volontariato, i turni massacranti negli ospedali e le difficoltà di dover assistere i propri familiari malati in casa.

 

In tanti si sono trovati a non aver alcuna forma di salario o altro tipo di sostentamento – e già la disoccupazione era diffusa prima – con tutti i problemi di chi non può più sostenere tutte quelle spese quotidiane, che non verranno abolite, ma solo rinviate, e che ci troveremo a dover pagare nel futuro dei “sacrifici per ripartire”. I prezzi dei beni di consumo sono aumentati.

 

Gli studenti – dalle elementari all’università – sono stati affidati alla didattica a distanza, un altro di quei freddi meccanismi del nostro sistema scolastico per dividere chi possiede i mezzi per continuare a studiare e chi no. Può la tua famiglia permettersi computer, connessione e una casa grande dove studiare in pace? Possono i genitori (magari al lavoro/in smart working) sobbarcarsi l’onere dell’assistenza educativa dei figli al posto della scuola? Tutto risparmio per le casse dello Stato, ma sappiamo che scaricare i costi dell’istruzione sulle famiglie è una prassi. Chiederanno anche quest’anno il contributo scolastico “volontario”?

 

Una grande parte della popolazione è stata costretta a continuare ad uscire per andare a lavorare, spesso senza adeguate tutele per la propria salute e ancora di più gravata del ricatto della sopravvivenza: scegliere tra il lavoro e la salute. Hanno fatto carte false per non farci fermare, e non perché ci vogliono bene e si preoccupano se non mangiamo, ma perché senza di noi non c’è padrone che abbia significato, non c’è profitto che possa essere reinvestito.

 

Ai lavoratori oggi è negato il diritto di riunirsi in assemblea, scioperare, organizzarsi, manifestare, ma è al contrario imposto di assembrarsi in posti di lavoro insani o di rimanere isolati in casa. Sembra che solo i padroni in questo momento abbiano mano libera per organizzarsi. Basti sapere che alla SDA di Bergamo già più di un tentativo di superare questa condizione è stato accolto da polizia e minacce. Ma è strano questo lockdown! Si inseguono con gli elicotteri i runner solitari e si permette ai giganti del commercio on-line, tra cui Amazon, di raccogliere immensi profitti in questo periodo, anche dalla vendita di oggetti per nulla essenziali. Qualcuno però questi oggetti li ha trasportati, impacchettati e consegnati e l’unico aumento al basso salario è stato qualche collega morto e qualcun altro ammalato.

 

Se la lotta partigiana può indicarci una via oggi, è quella dell’azione diretta e dell’organizzazione, creare legami, anche a livello internazionale, per avere al più presto la forza di uscire, per portare avanti le lotte di tutti gli sfruttati e dare una svolta a questo mondo sempre meno accogliente. La nostra passività non rabbonisce il nostro nemico. La Resistenza ci insegna che non si può aspettare che la Liberazione arrivi dall’alto, perché quando è così è in cambio di un maggiore sfruttamento.

 

Collettivo Tana Libera Tutti – Treviglio

 

25 aprile 2020

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