Non molto tempo fa (26 gennaio 2018), presso la BCC di Treviglio, si teneva un convegno dal titolo “economia, infrastrutture e lavoro”. Fra gli invitati a definire le linee guida dello sviluppo economico e lavorativo della bassa bergamasca non c’erano i lavoratori, ma proprio Amazon, che, si diceva, con il nuovo polo di Casirate avrebbe portato opportunità di lavoro e ricchezza per il nostro territorio.
In realtà, già dopo i primi mesi di attività del sito, ci è già abbastanza chiaro che a beneficiare di queste nuove possibilità non sia la nostra società indistintamente, e in particolare noi studenti e lavoratori. A dicembre, quando i lavoratori si sono trovati da un giorno all’altro con contratti non rinnovati, già cadeva la farsa, sostenuta anche dalle nostre amministrazioni locali, sull’aumento dell’occupazione.
Sappiamo che il sito di Casirate non è ancora
a pieno regime operativo, detto questo siamo a conoscenza di cosa significa lavorare per Amazon.
Per noi il “lavoro” portato da Amazon è lavoro precario, sottopagato e sfruttato. Spesso le assunzioni vengono fatte tramite agenzie interinali (per es. Adecco) e la maggioranza di contratti è di breve durata, nonostante il sacrificio dei lavoratori in termini di tempo e formazione. E allo stesso modo la cosiddetta “ricchezza” è lo stress e l’ansia causati dall’ossessione della produttività e dal rispetto delle scadenze, è la fatica di caricare e scaricare ceste pesanti, con conseguenti ripercussioni sulla salute psico-fisica.
Ma perché per Amazon è necessario un turn-over così alto quando l’attività lavorativa non manca mai e la giornata si divide in turni che coprono quasi le 24 ore? Perché è necessario che i lavoratori facciano i salti mortali per star dietro al cosiddetto “passo Amazon”? È cosa nota, infatti, che per tenere tali ritmi lavorativi, i lavoratori si trovino ad essere costantemente monitorati. I ritmi e tempi di lavoro del magazzino sono infatti sotto il controllo di un algoritmo e ogni dirigente può tracciare sul suo pc in tempo reale le prestazioni di ciascun lavoratore. La conseguenza è che centinaia di dipendenti dei centri di distribuzione di Amazon vengono licenziati ogni anno perché incapaci di raggiungere e/o mantenere le «quote di produttività» stabilite.
Il tappeto rosso steso dalle istituzioni e
dai media ai padroni di questo colosso permetterà loro, anche qui a Casirate, di mantenere altissimo il livello di produzione tramite controlli serrati e un continuo ricambio di lavoratori sempre più ricattabili.
La maggior parte di queste pratiche è attuata all’interno di quanto le leggi sul lavoro permettono, dato che sono proprio queste ultime ad essere state adeguate negli anni alle esigenze di un mercato che si deve rendere più appetibile per attrarre i big dell’e-commerce e l’indotto ad essi connesso.
È chiaro quindi che spetta unicamente a noi lavoratori alzare la testa di fronte a questa gestione del lavoro e del territorio basata sullo sfruttamento, e che i nostri cari amministratori ci prospettano come unico modello di sviluppo e di crescita.
Iniziare subito, anche qui a Casirate, a tenere alta la guardia.
Il collettivo TanaLiberaTutti di Treviglio mette a disposizione uno sportello legale e uno spazio in cui incontrarsi, oltre ad organizzare iniziative specifiche per mettere in contatto le realtà lavorative e costruire percorsi di lotta contro chi ci impone precarietà e sfruttamento.
Collettivo TanaLiberaTutti