Repressione incondizionata a chi rivendica spazi sociali

support-your-squatCOMUNICATO FESTA SPAZI SOCIALI DEL COLLETTIVO T.L.T. DI TREVIGLIO

21 SETTEMBRE 2013

Sabato 21/09, in una zona ai margini del comune di Cassano d’Adda nei pressi del cantiere BreBeMi, il collettivo TanaLiberaTutti di Treviglio ha organizzato un’iniziativa di riappropriazione degli spazi nel territorio, che prevedeva la partecipazione di numerosi gruppi musicali e realtà politiche della zona. Subito dopo la pubblicazione del luogo (verso le 20.30) si è presentata una volante della polizia che si è poi allontanata, mentre a distanza di pochi minuti sono sopraggiunti un numero considerevole di carabinieri (a bordo di circa 10 volanti) in forze maggiori rispetto alla nostra capacità di resistenza, i quali hanno inoltre impedito l’arrivo di ulteriori partecipanti; ciononostante siamo riusciti a mantenere i carabinieri al di fuori dello spazio di cui ci eravamo riappropriati (malgrado la loro volontà di intervenire per attuare lo sgombero). Evidentemente compromessa la riuscita dell’iniziativa per come era stata pensata, abbiamo deciso di lasciare il posto a condizione che con noi tornassero tutti i materiali utilizzati e che prima della nostra uscita le volanti si allontanassero, così da essere certi che nessuno fosse identificato o fermato.

L’occupazione di tale spazio, alla quale era stata data dal collettivo chiara matrice politica, è stata per l’ennesima volta gestita dalle istituzioni come una questione di ordine pubblico, che ha comportato l’esclusivo l’intervento dei carabinieri e lo sgombero forzato, trattando poi la questione come una semplice violazione delle ordinanze. E’ invece evidente che l’occupazione degli spazi è una rivendicazione di carattere sociale e politico, poiché la mancanza oggettiva e diffusamente percepita di luoghi di autogestione, di discussione e critica, in cui potersi organizzare per migliorare la propria condizione, è un problema di tipo sociale e politico, così come la situazione di abbandono nella quale si trovano numerosissimi spazi e case nel territorio in cui viviamo (e non solo). Anche la scelta del posto, proprio adiacente al cantiere BreBeMi, era tesa a rimarcare la forte presenza nella nostra zona delle grandi opere (TAV e BreBeMi appunto) e di altre nocività con tutte le loro conseguenze ambientali, economiche e sociali.

Negli ultimi tempi si può inoltre notare il ricorso sempre più frequente da parte delle istituzioni alla repressione di qualsiasi iniziativa estranea alle logiche del profitto , come lo è la riappropriazione anche solo temporanea di spazi di socialità. L’azione repressiva segue dunque di pari passo il graduale peggioramento delle condizioni di vita di studenti e lavoratori, poiché nell’attuale contesto di instabilità economica e politica non può essere minimamente tollerato alcun tentativo di contestazione e messa in pratica di alternative reali, neanche su piccola scala.

Neppure i giornali hanno mancato di far sentire la loro voce prona agli interessi padronali da essi difesi tenendo buona l’univoca versione che gli era stata fornita e tacciando l’iniziativa quale “rave party” (uno dei tanti spauracchi continuamente sbandierati per inorridire il lettore “benpensante”), e aggiungendo alla vicenda particolari più o meno assurdi su cui non riteniamo di dover spendere altre parole. E’ chiaro che la volontà istituzionale è stata quella di nascondere qualsiasi intento politico che rischierebbe di risvegliare qualche coscienza.

Prendendo dunque atto della situazione attuale ed essendo consapevoli che una festa rappresenta solo un piccolo passo nel percorso da noi intrapreso sulla tematica degli spazi sociali, riteniamo di aver perso solo un centimetro di tutti i chilometri che ci spettano per avere il terreno su cui portare lo scontro che vede da una parte i lavoratori e gli studenti del nostro territorio (così come quelli di tutto il mondo) e dall’altra i padroni che sempre di più sfruttano, mercificano e inquinano. Per questo persisteremo nel reclamare uno spazio in cui riunire chiunque voglia contribuire alla lotta, ancora tutta da combattere, contro questo modello politico, economico e sociale.

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