L’ARCI Fuorirotta di Treviglio (frazione Battaglie), che per circa 10 anni è stato luogo di ritrovo per i giovani e per le associazioni, è stato chiuso per volontà dell’amministrazione comunale. Attraverso atti intimidatori, ripetutisi nel corso degli ultimi mesi, il comune ha intenzionalmente spinto per la chiusura del circolo.
Le continue e ingiustificate lamentele del vicinato sono servite per disturbare le attività del circolo con pressanti e costanti controlli da parte delle forze dell’ordine, che del resto non hanno riscontrato alcuna infrazione.
L’amministrazione ha inoltre pensato di dissuadere i nuovi gestori dal continuare l’attività attraverso le restrizioni che sono state sancite dal nuovo bando: tra le quali il divieto di somministrare cibo e bevande (unica fonte di sostentamento economico per il circolo).
A questo clima ostile si aggiunge la necessità di alcuni importanti lavori di ristrutturazione che il comune non ha intenzione di sostenere. L’ARCI, pur avendo una minima attività commerciale (legata appunto alla vendita di bevande e cibo) permetteva a diverse associazioni e a singoli di incontrarsi gratuitamente senza scopo di lucro e non avrebbe potuto sostenere certe spese senza aiuto. Treviglio ha perso questo spazio di aggregazione che si trasferirà in un altro paese.
Non è la prima volta che il comune di Treviglio detta i criteri di un bando di gara in modo da descrivere un determinato tipo di concorrente. In questo modo il vincitore del bando è qualcuno che si può inserire con successo nelle politiche cittadine. L’amministrazione ottiene così il controllo generale delle attività di svago e culturali in città, senza lasciare spazio a modi diversi di vivere il tempo libero. Questo è anche ciò che è accaduto con il cinema all’aperto, da sempre gestito dall’Associazione Nuvole in viaggio, quest’anno sostituita dal proprietario del ex cinema Ariston da lui stesso abbandonato e lasciato vuoto.
L’amministrazione sta costruendo un sistema di socialità controllato e piegato alle regole del mercato, in cui qualsiasi attività è legata al profitto. Le iniziative più grandi e attrattive promosse dal comune si svolgono in centro e in particolare nelle vie dei negozi; i commercianti sono anche i sostenitori più importanti di tali eventi. Parliamo per esempio delle notti bianche, di Treviglio Vintage, dello Street Food e di Treviglio in Gioco. Il centro di Treviglio diventa così una grande vetrina in cui esibire una presunta ricchezza diffusa e un benessere generale, cercando di offuscare le numerose situazioni di disagio e di povertà. Scorrendo il calendario delle iniziative trevigliesi può sembrare che il comune abbia a cuore la vita sociale e culturale dei suoi cittadini; in realtà si tratta solamente di una strategia volta a controllare e far produrre guadagni a qualcuno con il tempo libero delle persone.
Gli investimenti in opere pubbliche (ma che di utilità pubblica ne hanno ben poca) riflettono le stesse dinamiche propagandistiche. Il comune è pronto a investire nella realizzazione di spazi-vetrina, come Piazza Setti, che sottraggono fondi consistenti al reale miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e che allo stesso tempo impongono una socialità di divieti. Mentre il centro è oggetto di miglioramenti e lavori che mettano in mostra la presunta validità dell’amministrazione, altre zone di Treviglio continuano a vivere situazioni di degrado e abbandono.
Oltre a non essere più uno spazio di aggregazione, la sede dell’ARCI rischia di diventare l’ennesimo luogo utilizzabile solo a pagamento e con il benestare dell’amministrazione. Invece, a prescindere dal fatto che il circolo ARCI rimanga aperto o meno, lo spazio alle Battaglie dovrebbe restare un luogo fruibile da chiunque ne abbia la necessità senza che venga richiesto il pagamento di affitti e concessioni.
A Treviglio l’assenza di spazi davvero aperti a tutti è evidente e la necessità di averne almeno uno è diffusa.
Non abbiamo più intenzione di restare invischiati in questa palude: in quanto giovani studenti e lavoratori abbiamo tutta la legittimità di pretendere degli spazi di aggregazione e riappropriarci di quelli lasciati volutamente vuoti in città.
Collettivo Tana Libera Tutti